Albrici, da Brescia a Firenze

Spesso a Brescia arrivava l'antiquario di Firenze Scipione Coppini, già anziano, accompagnato dalla signora convivente Maria Sonatori (1893-1966), i quali divennero ottimi clienti ed amici di Angelo Albrici.
L'amicizia durò fino allo scoppio della guerra, quando tutto si interruppe con una totale mancanza reciproca di notizie.
I Coppini – Sonatori avevano un negozio di antiquariato a Firenze in via Serragli, negozio già vecchio del Signor Scipione, antiquario di tradizione famigliare, ottimo conoscitore e specialista di mobili d'alta epoca.

Alla fine della guerra, la signora Maria, rimasta sola nel 1944 per la morte del signor Scipione, scrisse ad Angelo, pregandolo di aiutarla a riprendere l'attività di negozio, essendo cagionevole di salute ed impossibilitata a viaggiare, cosa che era diventata difficile per tutti allora.
Angelo, che nel frattempo con l'aiuto dei due figli Gianbattista ed Antonio aveva riaperto la bottega ricorrendo alla vecchia attività di rigattiere, memore della vecchia amicizia, si impegnò ad aiutarla, cominciando a mandarle dal 1946 i vecchi mobili tradizionali, riprendedo così pian piano i rapporti che erano stati forzatamente interrotti.

Il figlio Antonio Albrici ebbe l'incarico di seguire l'andamento delle forniture al negozio Sonatori incominciando così nel 1946 il suo impegno di presenza in bottega, sistemando il magazzino ed aiutando nel possibile la signora Maria.
Antonio era considerato come un figliolo e la signora l'avrebbe trattenuto volentieri con grande affetto, che Antonio contraccambiava con giovanile entusiasmo, anche per il lavoro.

Nell'autunno del 1948 Maria Sonatori si ammalò gravemente, rimanendo a letto inferma per alcuni mesi. L'attiità del negozio proseguì ugualmente ed Antonio, allora diciottenne, rimase a Firenze per tutto il tempo della malattia.
L'importante esperienza non si trasformò però in una permanenza definitiva da parte di Antonio a Firenze, per la necessità del padre Angelo di avvalersi a sua volta dell'apporto del figlio.

Nel 1960 il desiderio di Maria Sonatori di cessare l'attività porta nuovamente Antonio a Firenze.

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